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La Lega all'attacco di massimo scoperto e degli ammortizzatori sociali per i non italiani. Raffica di emendamenti alla Finanziaria presentati in commissione Bilancio alla Camera (circa 300 solo la Lega). Il termine scadeva oggi, saranno esaminati entro sabato 5 dicembre. Dal 9 dicembre il testo passa all'aula. Il Pd propone con un "emendamentone" una manovra incentrata su lavoro, famiglia e comuni per un totale di spesa di 5 miliardi. Il Pdl ha concentrato le sue istanze in 13 emendamenti,

finanziaria, i lavori alla commissione bilancio

Tremonti: "Se salirà il deficit,

si farà solo per la cassa integrazione"

L'allarme di Draghi "La mafia si infiltra nelle pubbliche amministrazioni"

Draghi: "Al Sud ritardi allarmanti"

I deficit "nei servizi essenziali quali istruzione, giustizia civile, assistenza sociale"

Marchione contro Scajola: chiusura

di Termini Imerese non è "follia"

Fiat, Scajola: "Ecco i soldi per Termini"

400 milioni per salvare lo stabilimento

L'ad di Fiat: "Il ministro, prima di usare un linguaggio pesante, dovrebbe capire i dati"

nei giorni scorsi il ministro aveva commentato la possibile chiusura dello stabilimento

Per il segretario generale Cisl i soldi dello Stato devono servire per innovazione e ricerca

Epifani: "Non possiamo perdere Termini Imerese"

Bonanni: "Se Fiat chiude impianti

neanche un euro dal governo"

2009-10-26

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

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CORRIERE della SERA

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2009-11-26

finanziaria, i lavori alla commissione bilancio

Tremonti: "Se salirà il deficit,

si farà solo per la cassa integrazione"

L'intervento del ministro dell'Economia

NOTIZIE CORRELATE

Finanziaria, niente tagli a Irap e Irpef. Fini: "No a fiducia su testo blindato" (25 novembre 2009)

ROMA - "Se c'è bisogno di fare deficit si fa solo per la cassa integrazione". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo ai lavori della Commissione bilancio della Camera sulla Finanziaria.

FINANZIARIA - Il ministro dell’Economia ha annunciato che in Finanziaria saranno confermate per il 2010 le risorse per gli ammortizzatori sociali e potrà essere stanziato anche qualcosa di più, rispetto a quest’anno. sottolineando che "se ci sarà bisogno di fare deficit, si farà solo sulla cassa integrazione". Sugli ammortizzatori sociali "confermeremo gli stessi numeri aggiungendo qualcosa e modificando qualche criterio, c’è ancora - ha spiegato Tremonti davanti alla commissione Bilancio della Camera - una realtà da gestire con grande prudenza e attenzione".

SCUDO FISCALE - Parlando poi dello scudo fiscale il ministro si è detto ottimista: "Ci attendiamo un gettito di 4 miliardi di euro". Tremonti ha poi ribadito che le risorse dello scudo fiscale saranno utilizzate per il 5x1000, la scuola e altre domande sociali "che riterremo utili".

LA REPLICA A BRUNETTA - Infine Tremonti senza nominarlo replica a collega di governo Renato Brunetta dicendo che lui non è un economista ma un "leguleio". Brunetta ha attaccato Tremonti prima nel fine settimana e poi martedì. In quest'ultima occasione Brunetta ha rivendicato di essere un economista al contrario di Tremonti per criticare l'eccessivo rigore nella politica economica del governo imposta dal Tesoro. "Non sono un economista, sono un leguleio", ha detto Tremonti. "Il mio professore universitario, che era allievo di Piero Calamandrei, quando uno diceva sono un giurista rideva rispondendo: 'Sei un laureato in legge'", ha continuato Tremonti.

 

26 novembre 2009

 

 

 

 

 

 

Draghi: "Al Sud ritardi allarmanti"

I deficit "nei servizi essenziali quali istruzione, giustizia civile, assistenza sociale"

MILANO - Il Mezzogiorno presenta "scarti allarmanti" rispetto al centro-nord nei servizi essenziali quali istruzione, giustizia civile, assistenza sociale, trasporti e Sanità. Lo ha sottolineato il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, aprendo un convegno di Bankitalia sul Mezzogiorno.

NORD-SUD - Il governatore rileva dunque "scarti allarmanti di qualità" tra il Sud e il resto d'Italia. "In più casi -emblematico è quello della sanità- il divario deriva chiaramente dalla minore efficienza del servizio reso -afferma Draghi- non da una carenza di spesa. Svolgere un'attività produttiva in Italia è spesso più difficile che altrove, anche per la minore efficacia della Pubblica amministrazione; nel Mezzogiorno queste difficoltà si accentuano".

FEDERALISMO FISCALE - Soluzioni? Il Governatore sottolinea l'importanza del federalismo fiscale che potrà essere una occasione per rendere l'azione pubblica più efficace al Sud. Poi spiega che "con il federalismo fiscale la maggiore autonomia si coniuga con una maggiore responsabilità: saráà un'occasione - spiega - per rendere più efficace l'azione pubblica solo se l'imposizione e la spesa a livello decentrato premieranno l'efficienza, solo se gli amministratori locali saranno capaci di indirizzare le risorse verso gli usi più produttivi e le priorità più urgenti". Nel Sud, afferma ancora il Governatore, "questi obiettivi sono più difficili da raggiungere, ma se raggiunti i benefici saranno grandi, probabilmente maggiori che nel resto del paese. Altrimenti -ammonisce- i divari si aggraveranno". Al Sud come al nord, conclude Draghi, "lo scopo del nostro agire deve essere garantire la funzione pubblica per eccellenza, quella che definisce una cornice, un clima uniforme nel paese: scuole, ospedali, uffici pubblici che assicurino standard comuni di servizio da un capo all'altro d'Italia".

CRIMINALITÀ - Capitolo criminalità. "Grava su ampie parti del nostro Sud il peso della criminalità organizzata. Essa infiltra le pubbliche amministrazioni, inquina la fiducia fra i cittadini, ostacola il funzionamento del libero mercato concorrenziale, accresce i costi della vita economica e civile". Il Governatore lo afferma con forza: "Alla radice dei problemi del Sud stanno la carenza di fiducia tra cittadini e tra cittadini e istituzioni, la scarsa attenzione prestata al rispetto delle norme -continua Draghi- l'insufficiente controllo esercitato dagli elettori nei confronti degli amministratori eletti, il debole spirito di cooperazione: è carente quello che viene definito "capitale sociale"".

 

26 novembre 2009

 

 

 

 

 

 

nei giorni scorsi il ministro aveva commentato la possibile chiusura dello stabilimento

Marchione contro Scajola: chiusura

di Termini Imerese non è "follia"

L'ad di Fiat: "Il ministro, prima di usare un linguaggio pesante, dovrebbe capire i dati"

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NOTIZIE CORRELATE

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Scajola: "Follia far morire Termini" (24 novembre 2009)

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Fiat, protesta a Termini Imerese. Gli operai occupano il municipio (18 novembre 2009)

Nell'immagine d'archivio dell'11 ottobre scorso, gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, protestano contro la cassa integrazione riprendendo i blocchi stradali. (Ansa)

Nell'immagine d'archivio dell'11 ottobre scorso, gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, protestano contro la cassa integrazione riprendendo i blocchi stradali. (Ansa)

TORINO - "Per esperienza mia personale prima di usare un linguaggio pesante come "follia" uno dovrebbe capire i dati". Così l'ad della Fiat Sergio Marchionne ha risposto al ministro Claudio Scajola che, nei giorni scorsi, aveva definito una "follia" l'eventuale chiusura di Termini Imerese.

GLI INCONTRI - Marchionne ha poi sottolineato che "se uno poi li capisce magari tira conclusioni diverse". L'ad della Fiat, parlando a margine dell'udienza del processo sull'equity swap Ifil-Exor, ha infine concluso dicendo: "Aspettiamo il primo dicembre (giorno dell'incontro previsto con Scajola, ndr) e poi anche il 21 (l'incontro con le parti sociali, ndr)".

LA REPLICA DI SCAJOLA - Per il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola "non si può fermare o far crollare un polo industriale come Termini Imerese dove c'è la disponibilità da parte del settore pubblico, intendo sia la Regione che il Governo, a proseguire investimenti per la migliore infrastrutturazione di quell'area". "Su Termini Imerese nel tempo gli investimenti della Fiat e anche quelli pubblici sono stati significativi", ha osservato il ministro a margine della fiera internazionale del mobile Mebel, in corso a Mosca. "Comprendo la necessità che tutto il comparto automobilistico abbia bisogno di ristrutturazione", ha aggiunto, ribadendo però la sua contrarietà alla chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese a fronte di una disponibilità pubblica ad investire. "Ci auguriamo che questo renda possibile il proseguimento di uno stabilimento Fiat", ha detto. "Comunque - ha proseguito - non si può pensare nel nostro Paese di diminuire lo sviluppo industriale, tanto più nel Meridione dove vogliamo intensificare la presenza industriale, facendo la nostra parte". Scajola ha, inoltre, ribadito da Mosca che il Governo sta "valutando con gli altri paesi europei l'ipotesi di nuovi incentivi al settore auto, anche alla luce dei prossimi dati del comparto".

 

26 novembre 2009

 

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it/

2009-11-27

LAVOCE.INFO/RICETTE PER IL RILANCIO - 10

Dove indirizzare le risorse

di FABIANO SCHIVARDI

Bisogna evitare che la crisi aggravi il problema della produttività, la cui bassa crescita è in parte dovuta alla scarsa capacità del sistema di allocare le risorse efficientemente. Ci vogliono provvedimenti che favoriscano la riallocazione, piuttosto che ostacolarla. No quindi ad aiuti indirizzati solo alle piccole imprese, quali tagli mirati dell'Irap.

Sì a incentivi alle fusioni, per favorire l'assorbimento di fattori di produzione da parte delle imprese più efficienti. No a irrigidimenti della legislazione di protezione dell'impiego; sì a una riforma del welfare che renda la mobilità fra impieghi meno complicata.

No a provvedimenti che limitino la contendibilità delle imprese; sì a liberalizzazioni di una serie di servizi ancora fortemente regolamentati, particolarmente nelle professioni.

Va ridotta la distorsione generata dal sistema di tassazione, riducendo le tasse sul reddito da lavoro e innalzando quelle sulle attività mobiliari e immobiliari, particolarmente le case. Stiamo lavorando a uno schema di forfetizzazione delle tasse: in pratica, un lavoratore può comprarsi una riduzione delle aliquote Irpef a prezzi stabiliti dall'autorità fiscale. Lo schema ridurrebbe le distorsioni senza compromettere le finanze pubbliche.

Leggi le altre ricette per la crisi anche su lavoce.info

(27 novembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

Fiat, Scajola: "Ecco i soldi per Termini"

400 milioni per salvare lo stabilimento

Roma - Sono pronti per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese 400 milioni di euro: la Regione siciliana si è già impegnata a investire 300 milioni e il ministero dello Sviluppo Economico altri 100. Lo scrive il ministro Claudio Scajola in una lettera pubblicata su 'Il Giornale'.

Scajola chiarisce che "è vero che, come afferma la Fiat, costruire un'auto a Termini Imerese costa da 800 a mille euro in più. Ma Fiat afferma anche che ciò non dipende dai lavoratori, né dagli impianti produttivi, che sono stati recentemente ristrutturati anche con fondi pubblici. Dipende dalle diseconomie esterne e dalla carenza di infrastrutture, a cominciare dal porto, che obbliga l'azienda a spedire le auto da Catania".

Per il ministro queste diseconomie "possono essere sanate" e in ogni caso - puntualizza - "non vogliamo sostituirci all'azienda. E' stato Marchionne ad affermare che in Italia, dove si vendono molte più auto di quante se ne producono, la produzione Fiat è destinata a crescere. Vogliamo capire se questo aumento di produzione potrà avvenire anche in Sicilia. Se non sarà possibile - dice Scajola - chiediamo che la Fiat, come preannunciato nella riunione di Palazzo Chigi dell'8 giugno scorso, specifichi quali altri prodotti saranno realizzati nello stabilimento di Termini Imerese".

(27 novembre 2009)

 

 

 

 

 

Per il segretario generale Cisl i soldi dello Stato devono servire per innovazione e ricerca

Epifani: "Non possiamo perdere Termini Imerese"

Bonanni: "Se Fiat chiude impianti

neanche un euro dal governo"

Cgil, nessuno sciopero durante il Congresso dell'11 dicembre. "Per il rilancio economico del Paese ci vuole di più. La risalita deve essere più rapida"

Bonanni: "Se Fiat chiude impianti neanche un euro dal governo"

Sergio Marchionne

FIRENZE - Se la Fiat chiuderà gli stabilimenti o non investirà in ricerca, il governo non deve pagare "neanche un euro". E' quanto ha detto a Firenze il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, parlando a margine dell'iniziativa lanciata oggi dal sindacato per chiedere meno tasse per lavoratori e pensionati. I giornalisti hanno chiesto quale fosse la posizione Cisl sul braccio di ferro a distanza tra l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, e il ministro per lo sviluppo economico, Claudio Scajola, a proposito dell'eventuale chiusura di Termini Imerese. "Ogni soldo che viene dato dallo stato deve servire per l'innovazione e la ricerca e la Fiat deve dimostrare di investire nello sviluppo di motori elettrici e a idrogeno" ha spiegato Bonanni. "Nessun impianto deve essere chiuso perché lo stato si priva di proprie risorse di questi tempi e questo deve servire a mantenere l'occupazione".

Deluso dal debole intervento del governo si è detto anche il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. Dopo aver replicato con un no secco alla proposta di Bonanni di proclamare lo sciopero generale per l'11 dicembre durante il Congresso ("durante il congresso preferiremmo dedicarci alla condizione dei lavoratori") ha poi dichiarato che tra qualche giorno partirà il confronto con il governo sulla questione Termini Imerese . "Speriamo sia un confronto vero perché non possiamo permetterci la chiusura di uno stabilimento a sud che dà lavoro a migliaia di persone. Naturalmente - ha aggiunto Epifani - per non chiudere Termini Imerese è necessario avere una politica industriale che porti dei modelli, ma la Fiat non deve avere troppo la testa negli Stati Uniti. Deve pensare all'Italia invece, al nostro lavoro, al nostro indotto, ai nostri fornitori". Poi, ricordando i due incontri di ieri a Roma per Alcoa e Eutelia, Epifani ha aggiunto "che presto incontreremo Fiat. Abbiamo centinaia di casi come questi. Non basta dire che il Paese risalirà piano piano. Ci vuole una risalita più rapida e ci vuole che il governo faccia di più".

Ma il governo non si occupa solo di Fiat, chiarisce in una lettera pubblicata su Il Giornale, il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. "Per la fabbrica Fiat di Termini Imerese ci sono sul tavolo 400 milioni: la Regione Sicilia si è già impegnata a investire 300 milioni di euro e il mio ministero potrà aggiungerne altri 100", si legge nella lettera che è la risposta all'editoriale 'Perché una Fiat fatta in Sicilia costa di piu'. Scajola risponde che "è vero che, come afferma la Fiat, costruire un'auto a Termini Imerese costa da 800 a mille euro in più. Ma non dipende dai lavoratori né dagli impianti produttivi, che sono stati recentemente ristrutturati anche con fondi pubblici. Dipende dalle diseconomie esterne e dalla carenza di infrastrutture, a cominciare dal porto, che obbliga l'azienda a spedire le auto da Catania".

Diseconomie che però, sostiene il ministro "possono essere sanate". "Non vogliamo sostituirci all'azienda - continua Scajola -. E' stato Marchionne a dire che in Italia, dove si vendono molte più auto di quante se ne producono, la produzione Fiat è destinata a crescere. Vogliamo capire se questo aumento di produzione potrà avvenire anche in Sicilia. Se non sara possibile - fa sapere Scajola - chiediamo che la Fiat, come preannunciato nella riunione Palazzo Chigi del 18 giugno scorso, specifichi quali altri prodotti saranno realizzati nello stabilimento di Termini Imerese". Per Scajola nel 2010 gli incentivi all'auto sono destinati a diminuire in nome di altri settori industriali "che più hanno subito la crisi".

(27 novembre 2009)

 

 

 

 

 

 

2009-11-26

Audizione del ministro dell'Economia: "Interventi solo sul sociale"

"Dallo scudo fiscale arriveranno circa 4 miliardi di euro"

Finanziaria, Tremonti alla Camera

'Deficit solo per cassa integrazione'

La replica ironica a Brunetta: "Non sono un economista ma un leguleio"

Finanziaria, Tremonti alla Camera 'Deficit solo per cassa integrazione'

Giulio Tremonti

ROMA - "Se c'è bisogno di fare deficit, si fa solo sulla cassa integrazione". Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti intervenendo in commissione Bilancio della Camera nel dibattito sulla Finanziaria, rilancia così la priorità "sociale" degli investimenti. Una scelta che l'ha portato ad un duro scontro con alcuni componenti dell'esecutivo che lamentano l'eccessivo potere del titolare dell'economia. E sempre in tema di risorse Tremonti prevede un gettito di circa 4 miliardi dallo scudo fiscale. E sempre in termini di stime, la crisi è costata all'Italia "90-96 miliardi di pil" tra il 2008 e il 2009.

Cassa integrazione. Il governo presenterà un emendamento alla finanziaria che conferma e aumenta le risorse per gli ammortizzatori sociali."Sugli ammortizzatori sociali abbiamo concentrato tutte le risorse che avevamo e nella finanziaria vedrete che faremo di più - spiegato il ministro -. La realtà sul 2010 è ancora da gestire e da valutare con grande attenzione, se c'è bisogno di fare deficit si fa solo sulla cassa integrazione. E' questa è l'unica causale che ha una cifra etica e morale condivisibile". Tremonti, però, ricorda come gli ultimi dati pubblicati dall'Inps dicono che la cassa integrazione ad ottobre sia in calo del 10% rispetto al mese precedente. In crescita, invece, le domande di cassa in deroga e le risorse disponibili per la cig (il triplo rispetto alle richieste).

Scudo fiscale. Quattro miliardi di euro. E' questa la stima fatta da Tremonti sul gettito fiscale. Per fare la stima "si è fatto un calcolo semplice: se funziona come l'altro scudo e considerando che l'aliquota è doppia dovrebbero rientrare tra i 3,7 e i 4 miliardi di euro". Risorse che, prosegue il ministro, andranno a misure, contenute nella Finanziaria, come "il 5 per mille, la scuola, al sociale e altre finalizzazioni che si considerano lodevoli".

Patto salute. Il patto sulla salute entrerà in

Finanziaria attraverso un emendamento del governo. "Non abbiamo potuto inserire il patto sulla salute a settembre o nel corso dell'iter al senato perchè - spiega Tremonti - ancora non era stato definito con le regioni". Ma ora il patto è sostanzialmente alla firma ed entrerà in finanziaria.

"Sono un leguleio". "Non sono un economista, sono un leguleio". Tremonti risponde così, indirettamente al ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che ne aveva messo in dubbio la competenza economica. "Il mio professore, che era allievo di Calamandrei, quando dicevi: 'sono un giurista', si metteva a ridere e diceva: 'sei un laureato in legge'".

(26 novembre 2009)

 

 

 

 

 

L'ad della Fiat interviene sulla vicenda dello stabilimento di Termini Imerese

"Non si parli di follia. Se uno capisce le cifre magari tira conclusioni diverse"

Marchionne bacchetta Scajola

"Studi i dati prima di parlare"

Marchionne bacchetta Scajola "Studi i dati prima di parlare"

Il ministro Claudio Scajola

TORINO - "Per esperienza mia personale prima di usare un linguaggio pesante come follia uno dovrebbe capire i dati". E' secca la replica dell'ad della Fiat Sergio Marchionne al ministro Claudio Scajola che, nei giorni scorsi, aveva definito una "follia" l'eventuale chiusura di Termini Imerese.

Marchionne, in sintesi, accusa Scajola di aver parlato senza avere una minima idea della situazione dello stabilimento: "Se uno poi li capisce magari tira conclusioni diverse". L'ad della Fiat, parlando a margine dell'udienza del processo sull'equity swap Ifil-Exor, conclude: "Aspettiamo il primo dicembre (giorno dell'incontro previsto con Scajola, ndr) e poi anche il 21 (l'incontro con le parti sociali, ndr)".

Tutto nasce dal piano di ristrutturazione della Fiat che, tre le tante cose, prevede la chiusura dello stabilimento di Termini. La nuova Lancia Y, infatti, sarà realizzata in Polonia. Una scelta che scatena la reazione dei lavoratori (attualmente in cassa integrazione) e dei sindacati. La protesta sale. Il 18 novembre un gruppo di operai occupa il comune.

Pochi giorno dopo la Cgil grida il suo no. "Se lo scordano di chiudere Termini Imerese, la Fiat ha firmato un accordo per produrre qui la nuova Y" tuona il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini. Ma Marchionne non molla: "Siamo pronti a discutere con il governo. Ma non si può pensare di difendere tutto e di tenere tutti gli stabilimenti aperti". Poi è la volta di Scajola che definisce "una follia" la decisione di chiudere lo stabilimento. Ma Marchionne, in attesa dell'incontro del primo dicembre insiste: "Abbiamo in Italia sei stabilimenti e produciamo l'equivalente di quello che si realizza in una sola fabbrica in Brasile. Questo è fuori da ogni logica industriale, riflette una realtà che non c'è più".

(26 novembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

Il governatore a un convegno a Palazzo Koch sottolinea tutti i problemi

e le carenze del nostro Sud. "Investire in applicazioni e non in sussidi"

Draghi, allarme Mezzogiorno

"Tanta criminalità e pil deludente"

Nel 2008 "la crescita si è contratta più al Sud che al Nord"

Draghi, allarme Mezzogiorno "Tanta criminalità e pil deludente"

Mario Draghi

ROMA - Il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, lancia l'allarme sulla situazione del Mezzogiorno: in un convegno sul Sud in corso a Palazzo Koch spiega che nel nostro Meridione "la criminalità infiltra le pubbliche amministrazioni"; che "da lungo tempo" ci sono "risultati economici deludenti", col "divario di Pil pro capite rispetto al Centronord che è rimasto sostanzialmente immutato per trent'anni. Per questo occorre cambiare prospettiva: "Investire in applicazione, piuttosto che in sussidi".

Il divario economico. Il governatore non nasconde l'arretratezza del Sud: "Ci vive un terzo degli italiani, produce un quarto del prodotto nazionale lordo; rimane il territorio arretrato più esteso e più popoloso dell'area euro". "Il processo di cambiamento è troppo lento - continua - mentre le altre regioni europee in ritardo di sviluppo tendono a convergere verso la media dell'area, il Mezzogiorno non recupera terreno". E infatti, "nel 2008 la contrazione del Pil meridionale è stata più severa di quella del Centro Nord: -1,4% contro -0,9%".

Il divario nei servizi. "Scarti allarmanti di qualità" tra Centronord e Mezzogiorno nei servizi essenziali per i cittadini e le imprese: Draghi cita, a questo proposito, istruzione, giustizia civile, sanità, asili, assistenza sociale, trasporto locale, gestione dei rifuti, distribuzione idrica.

I problemi con le banche. Su questo fronte, non c'è un divario consistente: "Non ci sono marcate divergenze nell'andamento del credito bancario tra il Centro Nord e il Mezzogiorno. Con al crisi i prestiti alle famiglie hanno rallentato fortemente in entrambe le aree territoriali, continuando tuttavia a crescere di più al Sud. I prestiti alle imprese e il costo del credito hanno avuto, pur partendo da livelli diversi, dinamiche simili nelle due aree".

Allarme criminalità. Anche su questo, Draghi non nasconde la gravità della situazione: "Grava su ampie parti del nostro Sud il peso della criminalità organizzata. Essa infiltra le pubbliche amministrazioni, inquina la fiducia fra i cittadini, ostacola il funzionamento del libero mercato concorrenziale, accresce i costi della vita economica e civile". Questo perché "alla radice dei problemi stanno la carenza di fiducia tra cittadini e tra cittadini e istituzioni, la scarsa attenzione prestata al rispetto delle norme, l'insufficiente controllo degli elettori nei confronti degli amministratori eletti, il debole spirito di cooperazione: è carente quello che viene definito 'capitale sociale'".

La ricetta del governatore. Eccola: "Occorre investire in applicazione, piuttosto che in sussidi. Tradurre questa impostazione in atti concreti di governo non è facile. Si deve puntare a migliorare la qualità dei servizi forniti da ciascuna scuola, da ciascun ospedale e tribunale, da ciascun ente amministrativo o di produzione di servizi di trasporto o di gestione di rifiuti". Perchè "i sussidi alle imprese sono stati generalmente 'inefficaci', si incentivano spesso investimenti che sarebbero stati effettuati comunque, si introducono distorsioni di varia natura penalizzando frequentemente imprenditori più capaci. Non è pertanto dai sussidi che può venire uno sviluppo durevole delle attività produttive".

(26 novembre 2009)

L'UNITA'

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2009-11-26

Tagli e bluff, dalla manovra resta fuori l’Italia in crisi

di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore

Una Finanziaria lunare. Ci sono articoli, commi, e subemendamenti, ma manca l’Italia. In particolare, manca l’Italia in crisi. Il Paese fatto di operai che perdono il lavoro, impiegati che aspettano gli aumenti contrattuali, studiosi che puntano alla ricerca, famiglie con bimbi piccoli da accudire, scolari iscritti alla scuola dell’obbligo, poliziotti impegnati per la sicurezza, magistrati e insegnanti. Manca tutto questo nel testo arrivato alla Camera: per ora ci sono solo i tagli "lineari" (metodo pericolosissimo, perché non distingue tra la qualità della spesa) decisi un anno fa e solo in parte recuperati con accordi successivi, per esempio sulla sanità e sulla scuola. Sulla carta il deficit migliora per 7,5 miliardi: nella realtà non è affatto detto che il rigore sia rispettato.Mai costi sociali di quel taglio ci sono tutti. Dopo la riunione della consulta economica del Pdl di ieri, nel centrodestra si è arrivati a un primo accordo (oggi seguirà un nuovo vertice con la Lega), da cui il relatore della Finanziaria è uscito con una lista di misure da finanziare: welfare, sviluppo e enti locali. Ancora slogan: nessuna cifra di dettaglio. Solo la "dotazione" di 4 miliardi, il ricavato dello scudo fiscale. Un’entrata una tantum, per interventi una tantum Nessun disegno strutturale, nessuna politica economica: fuori dal tavolo gli sgravi fiscali (che sia Irpef o cedolare sugli affitti). Restano risposte spot, mentre l’economia frana: gli italiani affrontano da soli la crisi più drammatica di tutti i tempi.Nona caso dall’opposizione Pier Luigi Bersani invoca una reazione "corale" alla crisi.

FAMIGLIE E LAVORATORI

Anche "Famiglia Cristiana" ha lanciato il suo j’accuse: neanche un euro per le famiglie. Non si accenna nemmeno al bonus famiglia (900 milioni) per le famiglie disagiate, mentre la social card è utilizzata dallametà della platea prevista in origine. Non ci sono i 400 milioni per la non autosufficienza, che il pd ha chiesto ieri di ripristinare. mancano 8 milioni per fronteggiare l’influenza A, non ci sono aiuti per i neonati. In primo piano ildrammadei precari, che restano in gran parte fuori dal welfare. nel loro caso chi perde il lavoro va a casa senza nessun aiuto. Eppure Silvio berlusconi aveva detto che il governo non avrebbe lasciato a casa nessuno. Il ministero del lavoro starebbe lavorando a una mini-copertura,maancoranonsi conoscono i dettagli. E intanto la crisi corre. Aumenterà di qualche punto il sussidio della disoccupazione, ma i "paletti" sono davvero troppo bassi per fermare l’emorragia di lavoro. Nel "pacchetto" di Maurizio Sacconi compare anche una sorta di sanatoria contributiva (ancorauncondono), che aiuterebbe a coprire le misure messe in campo. Probabile poi la proroga degli sgravi sui premi aziendali, sempre che le aziende continuino ad erogarli. Resteranno senza rinnovi contrattuali i tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici.

SOLIDARIETÀ, RICERCA, FUTURO

Manca ancora il 5 per mille (che pure Giulio tremonti si vanta di aver inventato),mancanotagliati gli aiuti all’economia "verde":non si vedono gli sgravi sulle ristrutturazioni per il risparmio energetico. Ancora pochi fondi all’Università alla scuola (da finanziare persino i libri di testo), le missioni all’estero. Insomma, è una manovra senza futuro. Tremonti aspetta solo che passi la nottata.Macosì nella Penisola resterà notte fonda.

26 novembre 2009

 

 

 

L'allarme di Draghi "La mafia si infiltra nelle pubbliche amministrazioni"

"Su ampie parti del nostro sud grava il peso della criminalità organizzata. Essa infiltra le pubbliche amministrazioni, inquina la fiducia fra i cittadini, ostacola il funzionamento del libero mercato concorrenziale, accresce i costi della vita economica e

civile". Lo dice il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, introducendo i lavori del convegno sulla politica economica per il mezzogiorno. Draghi sottolinea che "alla radice dei problemi del sud stanno la carenza di fiducia tra cittadini e tra cittadini e istituzioni, la scarsa attenzione prestata al rispetto delle norme, l'insufficiente controllo esercitato dagli elettori nei confronti degli amministratori eletti, il debole spirito di cooperazione". nel mezzogiorno "è carente quello che viene definito 'capitale sociale'", spiega.

Draghi ha inoltre sostenuto che le scuole del sud sono meno stimolanti per gli studenti. Occorre quindi "migliorarne l'efficienza e potenziare la didattica per gli allievi in ritardo". "Non si può non tenere conto della minore capacità delle scuole e delle università del sud di stimolare l'apprendimento degli studenti", ha detto Draghi.

"Un assetto normativo e contrattuale che consente elevati tassi di occupazione in molte regioni d'italia - ha poi proseguito Draghi - si accompagna nel mezzogiorno con tassi di occupazione tra i più bassi d'europa" con un rapporto tra occupati e cittadini che in alcune regioni è inferiore al 45 per cento. "una maggiore articolazione dell'assetto generale in relazione alle situazioni locali attraverso lo sviluppo della contrattazione integrativa può contribuire ad accrescere l'occupazione e a ridurre lo spreco di risorse umane".

26 novembre 2009

 

 

 

 

Marchionne ribatte a Scajola "Studi i dati, prima di parlare"

"Per esperienza mia personale prima di usare un linguaggio pesante come follia uno dovrebbe capire i dati". Così l'ad della Fiat Sergio Marchionne ha risposto al ministro Claudio Scajola che, nei giorni scorsi, aveva definito una "follia" l'eventuale chiusura di Termini Imerese.

Marchionne ha poi sottolineato che "se uno poi li capisce magari tira conclusioni diverse". L'ad della Fiat, parlando a margine dell'udienza del processo sull'equity swap Ifil-Exor, ha infine concluso dicendo: "Aspettiamo il primo dicembre (giorno dell'incontro previsto con Scajola, ndr) e poi anche il 21 (l'incontro con le parti sociali, ndr)".

26 novembre 2009

 

 

Marchionne ribatte a Scajola "Studi i dati, prima di parlare"

"Per esperienza mia personale prima di usare un linguaggio pesante come follia uno dovrebbe capire i dati". Così l'ad della Fiat Sergio Marchionne ha risposto al ministro Claudio Scajola che, nei giorni scorsi, aveva definito una "follia" l'eventuale chiusura di Termini Imerese.

Marchionne ha poi sottolineato che "se uno poi li capisce magari tira conclusioni diverse". L'ad della Fiat, parlando a margine dell'udienza del processo sull'equity swap Ifil-Exor, ha infine concluso dicendo: "Aspettiamo il primo dicembre (giorno dell'incontro previsto con Scajola, ndr) e poi anche il 21 (l'incontro con le parti sociali, ndr)".

26 novembre 2009

 

 

 

 

Fiat, Scajola: "Sarebbe folle far morire Termini Imerese"

"Sarebbe folle far morire un polo industriale come Termini Imerese su cui nel tempo sono stati fatti investimenti importanti e dove tutti dicono che c'è una qualità del lavoro molto buona". Lo ha sottolineato a Dubai il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola in visita alla fiera internazionale delle costruzioni.

"Noi chiediamo a Fiat che venga aumentata la produzione industriale in Italia, dove immatricoliamo più auto di quante ne produciamo", ha spiegato Scajola, aggiungendo però che "Fiat ritiene che 6 stabilimenti siano troppi e che Termini Imerese ha difficoltà oggettive: è troppo costoso produrre". Il ministro ha ribadito che "tutto il settore dell'auto deve essere ristrutturato profondamente, ma questo non significa che in Spagna si possa produrre quasi il doppio delle auto che si producono in Italia". Anche di questo si parlerà nell'incontro fissato per il primo dicembre con l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne, dopo il quale "ci sarà un incontro con il presidente del consiglio e con le parti sociali per esaminare il piano Fiat. Ci stiamo preparando con un insieme di dati comparati con altri paesi, anche sul costo dell'auto".

Gli incentivi all'auto per l'anno prossimo saranno però ridotti. "Ritengo possano essere inferiori all'anno scorso, gradualmente a rientrare - ha affermato il ministro - per non distorcere il mercato. Riteniamo possano essere interessati a questo sistema anche altri settori industriali in crisi come il mobile o gli elettrodomestici".

24 novembre 2009

 

 

 

 

 

Ville, Ferrari e negozi Il tesoro dei boss liberi e incensurati

di Massimiliano Amatotutti gli articoli dell'autore

I personaggi chiave di questa esemplare storia di riciclaggio (sono stati sequestrati beni per un valore superiore ai 120milioni di euro complessivi) sono tre. Il primo, ‘o sergente, al secolo Salvatore Tartaglione da Marcianise, sta da una vita nel campo delle compravendite immobiliari. Fedina penale immacolata come un lenzuolo fresco di bucato e aspetto da manager, bazzica da almeno un ventennio le aste giudiziarie: quelle stesse vendite all’incanto sulle quali presto potrebbero finire, a prezzi di realizzo, i beni confiscati ai boss, e dove ‘o sergente è riuscito quasi sempre a piazzare qualche buon affare. La villa faraonica che gli hanno sequestrato ieri all’alba, per esempio, se l’era aggiudicata per quattro soldi. Quattromila metri quadri di parco in uno dei siti più suggestivi di Caserta: la Vaccheria, di origini borboniche, accanto al Belvedere di San Leucio, borgo di antiche seterie. Trelivelli, archi e stucchi di grande valore architettonico distribuiti con molto buon gusto, la magione vale tre milioni di euro. Tutto nella disponibilità del clan Belforte di Marcianise, organizzazione un tempo federata con il cartello dei Casalesi e oggi dotata di autonome capacità finanziaria e di azione criminale. La Dia di Napoli ha lavorato due anni su Tartaglione, passando ai raggi X tutti i suoi movimenti finanziari e commerciali. Alla fine, tutti gli indizi convergevano: l’immobiliarista di Marcianise era diventato la menteeconomica del gruppo.

L’uomo che ripuliva nel cemento i soldi della droga e delle estorsioni: oltre alla villa delle meraviglie, sotto sequestro nell’ambito di un’operazione andata avanti per due giorni e due notti e significativamente denominata "Faraone", è finito un complesso residenziale in costruzione a Porto San Paolo, in Sardegna, ottanta immobili, tra cui 34 alloggi di lusso, 6 negozi e 13 garage. Il secondo personaggio si chiama Luigi Tamburrino: cugino di Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e Mezzanotte, boss di Casal di Principe, fu arrestato nel 2008 per una serie di estorsioni compiute insieme a Luigi Guida, detto o drink, uno dei sette collaboratori che accusano il leader campano del Pdl Nicola Cosentino e, quand’era reggente del clan, in odore di frequentazioni sospette con l’attuale presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro. Tamburrino è anche il titolare della più grande concessionaria Honda della Campania: la "Tamburrino motors" di Parete. Alui la Diaha sequestrato settanta moto e cinquanta auto di lusso, tra cui una fiammante Ferrari Testarossa. La concessionaria era una delle lavatrici del clan. Ilterzoprotagonista della storia è Antonio Santamaria, imprenditore. Il più classico degli insospettabili: mai nemmeno una multa per divieto di sosta. Capastorta, al secolo Michele Zagaria superboss di Casapesenna, gli aveva intestato imprese e supermercati, case e terreni, ma anche titoli al portatore per circa due milioni di euro. Tutto sequestrato: da ieri il padrino che con Antonio Iovine, detto ’o ninno, tira le fila di un impero criminale miliardario spalmato su tre continenti, è anche lui un po’ più povero.

26 novembre 2009

 

 

 

 

 

Don Ciotti mette all’asta il tesoro della mafia

di Maria Zegarellitutti gli articoli dell'autore

Non c’era nessuno del Pdl a metterci la faccia sul cartello "A.A.A. vendesi " che don Luigi Ciotti ieri mattina ha simbolicamente usato per dimostrare quali beni sequestrati alla criminalità organizzata rischiano di finire all’asta e quindi, verosimilmente, di nuovo nelle mani del malaffare. Non c’era nessuno, nella Bottega della Legalità "Pio la Torre " di Roma, perché la norma che lo permetterebbe porta la firma del senatore Maurizio Saia che l’ha presentata e, anche se non compare, quella del ministro Giulio Tremonti che punta a far cassa a tutti i costi. In molti avrebbero voluto esserci ma non potevano, perché l’ordine di scuderia è stato chiaro. Non si va.

QUELLI CHE CI METTONO LA FACCIA

Così c’erano tutti gli altri, quelli che la faccia ce la vogliono mettere e hannostaccato - di nuovo simbolicamente - un assegno per comprarsi quel terreno di Totò Riina, quell’albergo di Enrico Nicoletti, il cassiere dellaBandadella Magliana o quel terreno agricolo di Walter e Francesco Schiavone (il Sandokan dei Casalesi). Quando lo Stato confiscò l’azienda bufalina furono le mogli dei boss a prenderne le redini e una volta che il Demanio se l’aggiudicò definitivamente nel 2005 chissà come andarono distrutti i silos, morirono i 2000 capi di bestiame e bruciarono i depositi di foraggio. Ieri se l’ha preso Giovanni Russo Spena, ex parlamentare, amico di Peppino Impastato. Walter Veltroni ha comprato un appartamento a Nettuno confiscato ad Agazio Gallace, boss della ‘ndrangheta che aveva organizzato una filiale laziale della "’ndrina". Il valore si aggira intorno ai 129mila euro, ma l’ex segretario del Pd ha esordito dicendo "lo compro per quello che volete". Laura Garavini, capogruppo Pd in commissione Antimafia, che ha presentato un emendamento soppressivo della norma scempio, ha comprato una villa con tavernetta confiscata a Giuseppe Polverino, legato al clan Nuvoletta. A Beppe Giulietti, di Articolo 21 sono andati i locali di Totò Riina in via Messina a Palermo. "Ci facciamo una bella cooperativa per il recupero dei fatti...". L’assessore regionale alla Cultura, del Lazio, Giulia Rodano, ha messo le mani su una villa confiscata a Federico Trisciuoglio, a Manfredonia in Puglia. Soldi in contanti. Quelli di cui la criminalità organizzata dispone senza alcun problema. Perché, come dice il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, "il problema non è tanto chi li vende, ma chi li acquista. Capisco che è per fare cassa e c'è bisogno, però, anziché trovare soluzioni così ultimative, non si possono mai vendere o si vendono tutti, forse si può trovare un contemperamento degli interessi vendendo quelli che non sono produttivi e di utilizzare, affidandoli alle cooperative di giovani, quelli che sono invece sfruttabili".

I FILI

Ieri c’era anche Francesco La Torre, figlio di Pio, ucciso dalla mafia. Era lì in memoria di suo padre e per combattere quest’ultima battaglia. . "Per la mafia sono importanti i simboli, riacquistare quei beni per i boss vuol dire riaffermare il loro potere", ha detto ieri. La legge che prevede la confisca si chiama "Rognoni-La Torre ". Quella che ne prevede l’utilizzo a fini sociali è la 109/96 nata grazie a quel milione di firme raccolte dall’associazione Libera di don Ciotti: tutto si lega, c’è un filo che unisce queste persone a questa asta simbolica. "La nostra è una corretta provocazione perché siamo certi che quei beni attraverso colpi di ingegneria tornerebbero alla criminalità", dice il don. Disegna un altro filo che tiene insieme altro: "Con lo scudo fiscale rientrano in Italia i capitali; con questo emendamento della Finanziaria si vendono i beni; con i proventi si finanzia il processo breve". Tutto torna.

25 novembre 2009

 

 

 

 

Le mani su Cose nostre. Se la mafia ricompra i beni sequestrati

di Maria Zegarellitutti gli articoli dell'autore

Si chiama "Verbuncaudo", c’è chi dice si estenda per 150 ettari e chi ne aggiunge altri 90 del terreno confinante. Si trova vicino a Polizzi Generosa, Palermo, Sicilia. Michele Greco, il "Papa" di Cosa nostra, lo acquistò dalla società Sat: un colpaccio perché quel feudo era il simbolo, l’ennesimo, dello strapotere del boss dei boss.

C’era un’ipoteca, importante, e la questione andava risolta. Subito. La pratica fu seguita direttamente dal clan dei Croceverde che chiamarono i Salvo e detto fatto ne ottennero in quindici giorni la sospensione, con decreto del ministero delle Finanze. Poi, quando il "Papa" fu arrestato, il potere temporale sui suoi beni andò a farsi benedire e Verbuncaudo fu confiscato. E assegnato al Comune di Polizzi nel 2007, che lo accettò a patto che venisse destinato ad un’associazione impegnata nel sociale. Si individuò la Cooperativa "Placido Rizzotto Libera Terra", ma ecco che rispunta l’ipoteca. La cooperativa non può pagarla, il Comune neanche. Verbuncaudo rischia di essere venduto, malgrado sia stato assegnato perché mancano i soldi per l’ipoteca.

C’è già chi è pronto ad acquistarlo, gente potente. Si tratta dei familiari di Greco. Sono cinque anni che fanno pressione con i loro avvocati. Ma se alla Camera non viene cassato l’emendamento alla Finanziaria votato al Senato - presentato da Maurizio Saia, (ex An) quello che Gianfranco Fini definì "un imbecille", quando accusò di lesbismo Rosy Bindi ministro della Famiglia - sono 3213 i beni confiscati alla malavita e non ancora assegnati che rischiano di finire sul mercato. Le cosche sono pronte. Perché rimettere le mani su quella "robba" attraverso prestanome è facile, e perché farlo equivale a confermare che i tentacoli si spezzano ma sono pronti a ricrescere. E dove non arrivano le casse dello Stato e degli enti locali arrivano quelle di Cosa nostra.

Il "cassiere" della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti, a Monte San Giovanni, nel Frusinate, possedeva un fabbricato a cui tiene ancora parecchio. È la casa natale dei genitori, legami affettivi che non si spezzano mai. Anche quello potrebbe tornare sul mercato. Idem per l’azienda bufalina con terreno, 8 ettari e oltre 2000 capi di bestiame fino al 2005, a Selvalunga, nel Grazzanise, dove Walter e Francesco Schiavone (Sandokan, boss dei Casalesi) hanno fatto il bello e il cattivo tempo. <CS9.5>Don Luigi Ciotti ha l’elenco pronto di tutti gli immobili. "a rischio": li venderà simbolicamente martedì mattina a Roma alle ore 11 presso la Bottega della legalità "Pio La Torre" in via dei Prefetti 23. Batterà lui stesso l’asta, perché a volte devi ricorrere a questi gesti simbolici se vuoi scuotere coscienze che basta troppo poco per riaddormentarle. Saia con il suo emendamento al Senato ha fatto sì che se passano 90 giorni dalla confisca senza assegnazione tutto torna sul mercato.

"Con l’approvazione di questo emendamento è tradito l’impegno assunto con il milione di cittadini che nel ’96 firmarono la proposta di legge sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia - dice Don Ciotti -. Se la Camera confermasse la decisione di vendere all’asta gli immobili sarebbe enorme il rischio di restituirli alle stesse organizzazioni criminali". Virginio Rognoni, cofirmatario della legge Rognoni-La Torre è incredulo: "Venderli è una sconfitta per lo Stato, l’emendamento è un atto molto grave che non ha giustificazioni".

Nella sua relazione presentata al governo nel novembre 2008 il commissario straordinario, Antonio Maruccia, magistrato di Cassazione, diceva, tra l’altro: "Le proposte conclusive del Cnel si sono concentrate, avuto riguardo alla destinazione dei beni, nella indicazione della necessità di vietare la vendita dei beni, per evitare che possano essere nuovamente acquistati, tramite prestanomi, dagli stessi soggetti a cui sono stati sottratti". Inoltre, il Cnel, nelle "osservazioni e proposte" del 29 marzo 2007 ribadiva la necessità di "affidare a una nuova struttura, specializzata ed avente solo tale funzione, il compito di gestire il transito dei beni dalla confisca alla collettività, dotando la stessa di poteri, finanziamenti e personale tecnico e specialistico necessario".

Stesse conclusioni nella Relazione approvata all’unanimità dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie nel novembre 2007, relatore Giuseppe Lumia, che si occupò proprio dei beni confiscati. Si legge: "Il punto critico attiene proprio alla particolare origine dei beni, che sono divenuti demaniali per effetto dell’azione di prevenzione; tale origine determina la continua pressione della criminalità destinataria dei provvedimenti, tesa al recupero dei beni o, quantomeno, a renderli inutilizzabili, in un’ottica che suona come aperta sfida alle istituzioni incaricate di affermare la sovranità delle ragioni democratiche". Per questo, secondo la Commissione, è necessario non far rientrare la gestione e la destinazione di quei beni alle competenze generali dell’Agenzia del Demanio. Sarebbe molto più indicata un’ Agenzia centrale, ribadisce il documento, anche sulla base di tutte le audizioni effettuate durante l’indagine. Ma l’Agenzia centrale non è mai nata. L’emendamento, invece, sta lì, in attesa di essere definitivamente licenziato alla Camera.

22 novembre 2009

il SOLE 24 ORE

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2009-11-27

Finanziaria: fanno discutere

gli emendamenti della Lega

di Nicoletta Cottone

27 novembre 2009

 

La Lega all'attacco di massimo scoperto e degli ammortizzatori sociali per i non italiani. Raffica di emendamenti alla Finanziaria presentati in commissione Bilancio alla Camera (circa 300 solo la Lega). Il termine scadeva oggi, saranno esaminati entro sabato 5 dicembre. Dal 9 dicembre il testo passa all'aula. Il Pd propone con un "emendamentone" una manovra incentrata su lavoro, famiglia e comuni per un totale di spesa di 5 miliardi. Il Pdl ha concentrato le sue istanze in 13 emendamenti, definiti "principali", con i quali si chiedono soldi per ammortizzatori sociali, per il rifinanziamento del fondo solidarietà nazionale incentivi assicurativi per l'agricoltura, per gli enti no profit il rifinanziamento di una quota pari al 5 per mille dell'imposta sul reddito e altri 100 milioni per il comparto sicurezza.

Ecco, nel dettaglio, le principali modifiche richieste.

Il Pd chiede una manovra su lavoro, famiglie e comuni. Il gruppo del Pd ha presentato una sorta di manovra su lavoro, famiglie e comuni per un totale di circa 5 miliardi di euro. La strategia adottata dal gruppo del Pd, ha spiegato Pier Paolo Baretta, é quella di presentare un "emendamentone" principale che "dà la linea" e raggruppa tutte le proposte, a cui si affianca uno spacchettamento dei diversi interventi contenuti in altrettanti emendamenti. Come copertura vengono utilizzate le risorse dallo scudo fiscale e ulteriori risorse reperite attraverso tagli lineari alle tabelle. Si parte da un aumento delle detrazioni per lavoratori dipendenti e pensionati con un reddito fino a 55mila euro e delle detrazioni in favore delle famiglie con figli (per i figli la misura riguarda anche i lavoratori autonomi). Le proposte che interessano i comuni prevedono la restituzione del modulo Ici per il 2010 e un allentamento del patto di stabilità a favore degli enti virtuosi. L'ultimo blocco di misure é riferito alle imprese. Gli emendamenti del Pd prevedono di trasformare una parte degli attuali trasferimenti in crediti di imposta per la ricerca e in un fondo per il credito alle Pmi.

I leghisti chiedono una stretta sugli aggiramenti allo stop al massimo scoperto. Il Carroccio ha presentato, tra i circa trecento emendamenti, una proposta che prevede una stretta alle norme contro l'aggiramento dello stop alla commissione di massimo scoperto. La modifica chiesta dai leghisti prevede che gli affidamenti in conto corrente possano essere remunerati solo con la commissione omnicompresiva per la messa a disposizione di fondi, proporzionale ai fondi resi disponibili e non superiore allo 0,5% trimestrale. L'emendamento consente inoltre solo il tasso d'interesse quale remunerazione in caso di sconfinamento senza fido. Vietate, e se già presenti nulle, altre forme di remunerazione diverse da quelle specificate nella legge, quali commissioni non proporzionali agli affidamenti o superiori allo 0,5 per cento. Alla Banca d'Italia sono affidati i poteri regolatori in materia, come pure la possibilità di estendere le norme di garanzia della clientela ad altri tipi di contratto, come quelli delle carte di credito revolving. Un altro emendamento, a prima firma del capogruppo del Carroccio in commissione Finanze della Camera, Maurizio Fugatti, abbassa allo 0,3% il tetto della commissione.

Cig "a tempo" per gli extra-comunitari. Fa discutere l'emendamento presentato dal capogruppo della Lega in commissione Finanze della Camera Maurizio Fugatti, che prevede "per i lavoratori residenti sul territorio nazionale non cittadini italiani ovvero comunitari destinatari di qualsiasi trattamento di sostegno al reddito, ai sensi della legislazione vigente in materia di ammortizzatori sociali, la durata del beneficio non può essere per l'anno 2010 superiore a sei mesi". Per Fugatti "le risorse sono quelle che sono e prima di tutto dobbiamo guardare ai cittadini italiani. E quindi diamo la Cassa integrazione anche ai cittadini extracomunitari ma solo per sei mesi". L'opposizione l'ha subito definito un emendamento xenofobo, razzista e palesemente incostituzionale.

Aumento della Robin tax per i petrolieri che realizzano un extraprofitto. Un altro degli emendamenti alla Finanziaria proposti dal Carroccio di chiede l'aumento della Robin tax, per i petrolieri che realizzano un extraprofitto ritardando l'adeguamento dei prezzi di vendita alle quotazioni al ribasso del petrolio. L'addizionale Ires viene incrementata con una serie di aliquote progressive per chi non rivede subito i listini in caso di ribasso del prezzo del greggio. Chi si adegua entro nove giorni avrà una maggiorazione del 2,5%; chi lo fa tra 10 e 18 giorni pagherà il 5% in più; tra 19 e 30 giorni l'aumento è del 10% e tra 31 e 60 del 15%; l'incremento schizza al 20% se si va oltre i 60 giorni. "Auspichiamo - afferma Maurizio Fugatti componente della commissione Bilancio della Camera - che la norma passi, ma in ogni caso noi crediamo sia utile portare all'attenzione il problema". Esclusi dall'addizionale i soggetti che operano in prevalenza nei settori della produzione o commercializzazione del gas naturale e della produzione di energia elettrica ottenuta mediante l'impiego di fonti rinnovabili, la cui attività non è direttamente influenzata dall'andamento del prezzo del petrolio.

Le 13 modifiche chieste dal Pdl. Sono in tutto 13 i principali emendamenti presentati dal gruppo parlamentare del Pdl. Soldi per ammortizzatori sociali, rifinanziamento del fondo solidarietà nazionale incentivi assicurativi per l'agricoltura, per gli enti no profit il rifinanziamento di una quota pari al 5 per mille dell'imposta sul reddito e altri 100 milioni per il comparto sicurezza. "Abbiamo lavorato – ha sottolineato Gioacchino Alfano, capogruppo del Pdl nella commissione Bilancio della Camera - per trovare nuove risorse, circa 600 milioni di euro, che siamo certi verranno resi disponibili per l'Università e la ricerca scientifica. Abbiamo chiesto anche la proroga di un anno per il versamento dei tributi e contributi delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo".

Su Irap e affitti rispunta il pacchetto Baldassarri. Rispunta in Finanziaria una mini versione del pacchetto Baldassarri, oggetto di quattro emendamenti sottoscritti da una decina di esponenti della maggioranza tra cui Nino Lo Presti, Amedeo Laboccetta, Giampiero Catone, Benedetto Della Vedova, Silvano Moffa, Santo Versace e Luca Barbareschi. Tre degli emendamenti riprendono in toto le proposte di Baldassarri sul taglio dell'Irap e dell'Irpef per le famiglie e sulla cedolare secca sugli affitti; un quarto, propone una mediazione su quest'ultimo argomento suggerendo di trovare risorse per una prima sperimentazione di un anno. Il costo si aggirerebbe sui 300 milioni.

Ottenere i fondi per Roma Capitale. "Ottenere il versamento dei 600 milioni per Roma Capitale, già previsti in precedenti provvedimenti ma ancora non erogati" è uno degli emendamenti proposti dal deputato del Pdl Marco Marsilio. In tutto il pacchetto a favore di Roma capitale conta diverse proposte: fra queste un "emendamento chiede di nominare un

magistrato contabile come commissario per la gestione del debito regresso di bilancio sostituendo in questa funzione l'attuale sindaco, mentre un altro emendamento, che riguarda tutte le grandi aree metropolitane, intende rifinanziare i programmi di recupero urbano previsti dall'art. 11 della legge 493/93". Si tratta, aggiunge Marsilio, di "un rifinanziamento necessario

per il completamento delle opere pubbliche a servizio delle periferie".

27 novembre 2009

 

 

 

 

2009-11-26

Finanziaria, Tremonti: "Si fa deficit solo per la cassa integrazione"

di Nicoletta Cottone

26 novembre 2009

Finanziaria, restano fuori Irap, Irpef e cedolare sugli affitti

Fini: "No alla fiducia sul maxi-emendamento"

Arriva il Parlamento dei bambini

L'Abc della Finanziaria 2010

"Dai nostri archivi"

Tremonti: "Non servono nuove manovre. Tagli alle pensioni? Mai finché ci sarò io"

Finanziaria, restano fuori Irap, Irpef e cedolare sugli affitti

Tremonti: "Deficit-pil al 3,8Subject:

Tremonti resiste alle pressioni sui tagli fiscali (FT)

Tremonti salta l'Ecofin:&nbsp;-sos-"Manterrò gli impegni"

 

"Se c'é bisogno di fare deficit, si fa solo sulla cassa integrazione, sul sociale". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti intervenendo in commissione Bilancio della Camera nel dibattito sulla Finanziaria, ricordando che la cassa integrazione "é l'unica causale che ha una cifra morale ed etica". Tremonti ha comunque notato che, secondo i dati Inps di ottobre, sulle richieste di Cig c'é un'inversione di tendenza. Il ministro ha anche sottolineato che la situazione dell'occupazione, per il prossimo anno, "è una realtà da gestire ancora con prudenza e attenzione".

 

Previsto il potenziamento degli ammortizzatori sociali e il patto sulla salute. Il governo presenterà alla commissione Bilancio della Camera un emendamento alla Finanziaria per potenziare gli ammortizzatori sociali. "Si dice: avete chiuso i boccaporti, ma non è vero - ha detto il ministro - perchè abbiamo concentrato tutte le risorse disponibili sugli ammortizzatori sociali, nella finanziaria continueremo a farlo e faremo anche qualcosa di più". Nella Finanziaria ci sarà anche un emendamento del governo sul nuovo patto della salute. Patto che sarà "definito oggi con la conferenza Stato-Regioni".

Scudo fiscale: confermato il gettito di 4 miliardi. Tremonti ha confermato il gettito ipotizzato per lo scudo sociale. " Noi abbiamo fatto l'ipotesi che se lo scudo fiscale funziona come l'altro, essendo doppia l'imposta, vengono fuori, utilizzabili, 3,7-4 miliardi". Le risorse, ha detto il ministro, verranno utilizzate per finanziare università e ricerca, 5 per mille, scuola, domanda sociale nella Finanziaria 2010".

Persi in due anni fra i 90 e i 96 miliardi di Pil. Tra il 2008 e il 2009, ha detto il ministro, l'Italia ha perso 90-96 miliardi di Pil. Si tratta del calcolo in termini assoluti del calo del Pil del 6% nei due anni. Sulla perdita complessiva la caduta dell'export, ha spiegato ancora il ministro, "é stata pari a 67-70 miliardi, riferiti alla caduta della domanda".

Con le banche si studia un fondo di sostegno alle imprese. "Il sistema bancario si sta riposizionando sul territorio, le due grandi banche italiane stanno realizzando un processo fortissimo di ritorno sul territorio e noi l'avevamo detto, in questo siamo stati attenti e preveggenti: é una scelta loro perché in Italia il mercato é libero, ma é anche effetto delle scelte politiche". Il ministro ha anche ricordato che il Tesoro ha allo studio con le banche "un grande fondo per sostenere le imprese nei distretti e sul territorio, le imprese medie che a loro volta aiuteranno il piccolo indotto e parteciperà anche la Cassa depositi e prestiti".

La risposta a Brunetta: "Sono un leguleio". "Non sono un economista, sono un leguleio". Con questa battuta il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, replica alle dichiarazioni del ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta che aveva detto che il ministro Tremonti non è un economista. "Il mio professore che era allievo di Calamandrei - ha aggiunto Tremonti - quando qualcuno diceva "sono un giurista" rispondeva: "sei un laureato in legge"".

26 novembre 2009

 

 

 

 

Marchionne contrattacca: "Chiudere termini una Follia? Scajola dovrebbe capire dati"

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26 novembre 2009

Marchionne: "Entro il 2012 una gamma tutta nuova"

Maxi richiamo per Toyota negli Usa: 4 milioni di auto

"Dai nostri archivi"

Crediti più ampi per Fiat

Crediti più ampi per Fiat

Marchionne: alleanza con Chrysler è "biglietto della lotteria"

Fiat, Marchionne "solido capo" per Chrysler (Ft)

Marchionne: "Il 2007 è stato l'anno di svolta. Ora il gruppo è solido"

 

 

Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, risponde al ministro Scajola che

aveva parlato di follia nel caso si chiudesse l'impianto di Termini. "Per mia esperienza personale - ha detto all'ingresso dell'udienza per l'equity swap Exxor - prima di usare un linguaggio come follia uno dovrebbe capire i dati. Marchionne ha poi sottolineato che "se uno poi li capisce magari tira conclusioni diverse". L'amnistratore delegato della Fiat, parlando a margine dell'udienza del processo sull'equity swap Ifil-Exor, ha infine concluso dicendo: "Aspettiamo il primo dicembre (giorno dell'incontro previsto con Scajola, ndr) e poi anche il 21 (l'incontro con le parti sociali, ndr)".

26 novembre 2009

 

 

 

 

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